La Domenica della Parola di Dio 2022

Sarà celebrata domenica prossima – 23 gennaio 2022 – la Giornata dedicata alla Parola di Dio, istituita da Papa Francesco con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Aperuit Illis” pubblicata il 30 settembre 2019, nel giorno dedicato alla memoria liturgica di san Girolamo, il celebre traduttore della Vulgata (la Bibbia in latina), a 1600 anni dalla sua morte.
Il titolo del documento è ispirato dal versetto del Vangelo secondo Luca: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24, 25), nel quale è descritto uno degli ultimi gesti compiuti dal Signore risorto prima della sua Ascensione. Di qui la motivazione principale della ricorrenza: «Dedicare in modo particolare una domenica dell’Anno liturgico alla Parola di Dio consente, anzitutto, di far rivivere alla Chiesa il gesto del Risorto che apre anche per noi il tesoro della sua Parola perché possiamo essere nel mondo annunciatori di questa inesauribile ricchezza» (par. 2).
La relazione tra il Risorto, la Comunità dei credenti e la Sacra Scrittura – spiega il Santo Padre – “è vitale per la nostra identità cristiana”. E giustamente san Girolamo ha scritto che «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo»” (par. 1).
Perché è tanto importante questa Giornata?
E’ importante per “riscoprire il valore, la vitalità e la centralità delle Sacre Scritture” nella nostra vita di credenti.
«La Domenica della Parola di Dio – spiega mons. Rino Fisichella nell’Introduzione al Sussidio liturgico-pastorale 2022 a cura del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione (Edizioni San Paolo) – permette ancora una volta ai cristiani di rinsaldare l’invito tenace di Gesù ad ascoltare e custodire la sua Parola per offrire al mondo una testimonianza di speranza che permetta di andare oltre le difficoltà del momento presente. Non a caso il testo che Papa Francesco ha scelto per la Domenica della Parola di Dio è fortemente espressivo per la vita della comunità cristiana: “Beato chi ascolta la Parola di Dio!” (cfr. Lc 11, 28)».
Una decisione non inattesa (“Aperuit Illis”, 2)
Essa risponde a una richiesta fatta da papa Francesco a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia e intende rispondere a tante richieste giunte dal popolo di Dio.
Una decisione anche in continuità con i contributi offerti dal Concilio Ecumenico Vaticano II alla riscoperta della Parola di Dio mediante la Costituzione dogmatica “Dei Verbum”,
e dal Sinodo dei Vescovi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, convocato da papa Benedetto XVI nel 2008, cui fece seguito l’Esortazione Apostolica Verbum Domini, che «costituisce un insegnamento imprescindibile per le nostre comunità».
Nell’affermare la centralità della PdD nella vita dei cristiani e della Chiesa – popolo di Dio, il Santo Padre fa più volte riferimento al Concilio Ecumenico Vaticano II e alla Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione (Dei Verbum) con la quale i padri conciliari intesero proporre «la genuina dottrina sulla divina Rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l’annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami (S. Agostino)» (DV, 1).
Le grandi tematiche di questo documento che guidano alla comprensione della divina Rivelazione sono tre e ognuna di esse presenta dei punti salienti che favoriscono ulteriormente tale comprensione:
- la Parola di Dio: Il Dio che parla – La risposta dell’uomo al Dio che parla – l’ermeneutica (= l’interpretazione) della Sacra Scrittura nella Chiesa.
- La Parola e la Chiesa: Liturgia, luogo privilegiato della parola di Dio – La Parola di Dio nella vita ecclesiale.
- La Parola al mondo: La missione della Chiesa: annunciare la Parola di Dio al mondo – Parola di Dio ed impegno nel mondo – Parola di Dio e culture – Parola di Dio e dialogo interreligioso.
La novità della Rivelazione biblica consiste nel fatto che Dio si fa conoscere nel dialogo che vuole avere con l’uomo.
«Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione» (DV, 2).
Si tratta di un’affermazione a dir poco sconvolgente, che non può lasciare indifferenti neppure gli uomini d’oggi. Perché la Dei Verbum ci dice che Dio parla anche a noi. Il fatto che Dio parli agli uomini In Gesù Cristo è un dato costante della fede della Chiesa. Una certezza che distingue il cristianesimo da tutte le religioni, anche da quelle che si dicono rivelate. Il cristianesimo è l’unica religione in cui la Rivelazione si incarna in una persona: Gesù Cristo, il Figlio mandato dal Padre come uomo agli uomini per parlare della vita intima di Dio (di Dio che è Padre, di Dio che è Figlio, di Dio che è Spirito Santo); per annunciare la buona notizia del vangelo, che consiste nell’affermazione che Dio ama l’uomo, tutti gli uomini, e vuole renderli capaci «di rispondergli, di conoscerlo e di amarlo ben più di quanto sarebbero capaci da se stessi» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 52). Questa è la grande Rivelazione del Dio Uno e Trino, che diventa il fondamento di ogni essere e ogni fare della Chiesa.
La Rivelazione va accolta con fede: altro punto importante della Dei Verbum.
« A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità. Affinché poi l’ intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni» (DV, 5).
Il riferimento all’opera compiuta dallo Spirito santo sottolinea che la fede è dono di Dio. Esso richiama il passaggio della Costituzione dogmatica del Conc. Vat. I, Dei Filius, al cap. III: «Quantunque, inoltre, l’assenso della fede non sia affatto un moto cieco dell’anima, nessuno, tuttavia, può prestare il suo consenso alla predicazione del vangelo, com’è necessario al conseguimento dell’eterna salute, senza l’illuminazione e l’ispirazione dello Spirito santo, che rende soave ad ognuno l’accettare e il credere la verità».
La fede, insomma, è in se stessa un dono di Dio e l’uomo può prestarvi la sua libera obbedienza, acconsentendo e cooperando, oppure anche opporvi resistenza.
Un’altra sottolineatura su cui è importante soffermarsi riguarda il posto centrale che la Sacra Scrittura occupa nella vita dei credenti. Sono tre le affermazioni essenziali su questo tema indicate nei par. 21 e 25 della Dei Verbum.
- L’importanza della Parola di Dio e la sua relatività rispetto alla Liturgia eucaristica:
« La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli» (DV, 21).
- La Chiesa considera la sacra Scrittura come regola suprema della fede insieme con la sacra Tradizione.
« Insieme con la sacra Tradizione, (la Chiesa) ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo. È necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura. (DV,21).
- L’efficacia della Parola di Dio.
«Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale. Perciò si deve riferire per eccellenza alla sacra Scrittura ciò che è stato detto: “viva ed efficace è la parola di Dio” (Eb 4,12), “che ha il potere di edificare e dare l’eredità con tutti i santificati” (At 20,32; cfr. 1 Ts 2,13) » (DV, 21).
Questa efficacia si manifesta nella lettura della Parola, quando essa viene «accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio fra Dio e l’uomo; poiché gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini» (DV, 25).
Per tutto questo diventa necessario che tutti i fedeli abbiano accesso alla sacra Scrittura.
La raccomandazione del Concilio è rivolta a tutti: chierici, religiosi, diaconi, catechisti, fedeli. E i modi per farlo sono molteplici: dallo studio accurato, lettura assidua, attraverso la liturgia, per mezzo di iniziative adatte a tale scopo e di sussidi approvati e curati dai pastori. Ma per questo è necessario che la sacra Scrittura sia interpretata correttamente e che la pia lettura sia accompagnata dalla preghiera affinché la Parola sia luogo di incontro con Dio che parla all’uomo e lo ammette alla comunione con sé.
I riferimenti alla Costituzione dogmatica Dei Verbum ci aiutano ad accogliere con maggiore consapevolezza l’invito che Papa Francesco ci rivolge a vivere bene questa Domenica della PdD.
«La frequentazione costante della Sacra Scrittura e la celebrazione dell’Eucaristia rendono possibile il riconoscimento fra persone che si appartengono. Come cristiani siamo un solo popolo che cammina nella storia, forte della presenza del Signore in mezzo a noi che ci parla e ci nutre. Il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti. Per questo abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità».
Un Sussidio per vivere nel modo migliore la prossima Domenica
La ricorrenza può essere una nuova occasione per rafforzare la confidenza e l’amore per la Parola di Dio. Ma non deve rimanere una iniziativa isolata. Anche per questo la Conferenza Episcopale Italiana ha predisposto un Sussidio preparato da quattro Uffici della CEI, con testi, immagini e spunti vari in base alla propria competenza. Un impegno non indifferente, il cui risultato – spiega il Segretario Generale della Cei, Mons. Stefano Russo – «non potrà che essere di sostegno per quanti vorranno celebrare e vivere nel modo migliore la prossima Domenica della Parola di Dio».
Il Sussidio comprende una Presentazione, a cura di mons. Russo, e 5 Parti distinte.
La Presentazione è soprattutto orientata a evidenziare la scelta del tema per questa Domenica del 2022 che si celebra nel contesto della stagione che la Chiesa italiana sta attraversando: «quella della ripartenza dopo la fase acuta della pandemia da COVID-19. Abbiamo l’occasione di rimettere al centro la persona, prima ancora dei programmi e dei piani pastorali. La nostra Chiesa ha bisogno più che mai di persone mature nella fede, formate alla scuola della Parola di Dio, che si spendano quotidianamente per raccontare agli altri con gesti e parole cosa significa godere
dell’amicizia del Dio di Gesù Cristo.
È questa la ragione per cui il Sussidio predisposto per la Domenica della Parola di Dio del 2022 ha come tema proprio la testimonianza.
La Sacra Scrittura presenta una galleria ricchissima di testimoni della fede: si tratta di persone vere, segnate anche dalla fatica di credere, che però hanno vissuto fino in fondo il proprio rapporto con il Signore. I testi presenti all’interno del Sussidio sapranno di certo aiutare nella riflessione e nella preghiera su questo tema così importante in sé e così rilevante per il nostro presente ecclesiale».
- La prima Parte offre degli spunti per l’Animazione Liturgica;
- La seconda Parte – la più nutrita – propone diversi Testi Biblici sul tema della Testimonianza tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento;
- La terza Parte propone dei Testi del Magistero della Chiesa;
- La quarta Parte propone Testi Ecumenici collegati alle condizioni del mondo attuale in rapido cambiamento;
- La quinta Parte propone infine due opere d’arte collegate alla sofferenza (“Simboli del Martirio” di Luigi Stradella, 1988) e alla testimonianza di grandi personaggi contemporanei riconosciuti da tutti … per la testimonianza di una giustizia più grande di tutto (“Stencil Iconostasis” di Paolo Baraldi, 2016).
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