Santa Caterina da Siena e la Provvidenza di Dio

12 Marzo 2022 Off Di Maria Grazia Schirone

All’indomani della giornata internazionale per la donna, celebriamo una di quelle Donne che ha fatto la storia e ha lasciato un segno indelebile nella società.

Chi è questa donna? Lei è Caterina. Caterina nasce a Siena nel 1347, ventiquattresima di venticinque figli. All’età di dodici anni i genitori iniziarono le trattative per il matrimonio della figlia, che in un primo momento accettò; ma poco dopo, si rese conto che il suo desiderio era quello di servire Dio con tutta la sua vita. Questo comportò un allontanamento da parte della sua famiglia, ma il padre, sorpresa la figlia a pregare, capì che quel desiderio fosse autentico.
Iniziarono una serie di difficoltà per la piccola Caterina, che a soli sedici anni cercava di entrare nel monastero delle Terziarie domenicane – chiamate Mantellate a causa del mantello nero che copriva la veste bianca; le monache, però, non accettavano ragazze vergini ma solo vedove. Ma Caterina non si arrese e poco dopo si ammalò: la sua malattia le sfigurò il volto, facendolo sembrare più vecchia. Così mandò sua madre dalla priora a dirle che Caterina sarebbe morta se non fosse entrata nel convento. Finalmente, nel 1363, Caterina fu ammessa all’ordine e guarì dalla sua malattia.

Da qui in poi la vita di Caterina si distinse per le sue grandi opere di carità per i poveri e i malati, soprattutto verso gli afflitti da patologie contagiose. Non aveva paura di ammalarsi e questo rese la sua presenza preziosissima durante le epidemie. Così il suo esempio iniziò ad essere seguito da tanti altri, e dalla presenza di sua sorella nacque la «Bella Brigata». Proprio ai membri della Brigata Caterina dedicò le sue lettere, che si trovano nell’Epistolario, tra cui ricordiamo con ammirazione la corrispondenza con il «dolce Cristo in terra», papa Gregorio XI.

Dopo aver invocato il sangue di Gesù, e aver raccomandato a Dio la sua anima e il suo spirito, spirò il 29 Aprile 1380. Venne canonizzata da Pio II nel 1461. È stata proclamata patrona d’Italia nel 1939 da Pio XII (assieme a san Francesco d’Assisi). Nel 1970, Paolo VI la nominò dottore della Chiesa (fu la prima donna a ricevere questo titolo) e, infine, venne proclamata compatrona d’Europa da Giovanni Paolo II il 1º ottobre del 1999.

Caterina è una donna medievale totalmente innamorata di Dio. Famosissime sono le sue visioni mistiche nelle quali la Santa dialogava a tu per tu con il Suo Gesù, che nel 1375 le donò le stigmate, nella Chiesa di Santa Cristina a Pisa. Il Suo amore verso lo Sposo lo ritroviamo in tutti i suoi scritti: le Lettere (ai suoi discepoli); le Orazioni, antologia di preghiere che Caterina recitava durante le sue estasi, raccolte dai suoi discepoli; e, infine, il Dialogo della Divina Provvidenza (noto come Libro della Divina Dottrina) dettato ai suoi discepoli, in volgare, considerato la Caterina come il suo testamento spirituale, considerato come uno dei capolavori della letteratura mistica medioevale.

Nel Dialogo della Divina Provvidenza, al capitolo CXXXVI (136), dal titolo «Come Dio providde dando la speranza ne le sue creature. E come chi più perfectamente spera, più perfectamente gusta la providenzia sua», la Santa ci regala una delle pagine più belle dedicate alla Provvidenza divina.

In questi giorni ci stiamo affidando tantissimo alla Provvidenza, pregando per la pace in Ucraina, per la politica, per le vite delle persone, per le vittime. E prima ancora pregavamo perché il Covid ci lasciasse vivere in pace. Per cui, oggi più che mai, le parole di Caterina – in estasi – sono attualissime e veritiere.

«Questo v’ha conceduto la mia providenzia, la quale, dal principio del mondo infino al di d’oggi, ha proveduto e provederà, infino a l’ultimo, a la necessità e salute dell’uomo in molti e diversi modi (secondo che Io, giusto e vero medico, veggo che vi bisogna a le vostre infermità), secondo che n’ha bisogno per renderli sanità perfecta o per conservarlo nella sanità. La mia providenzia non mancarà mai, a chi la vorrà ricevere, in quegli che perfectamente sperano in me. E chi spera in me, bussa e chiama in veritá, non solamente con la parola, ma con affetto e col lume della sanctissima fede, gustaranno me nella providenzia mia».

La Provvidenza di Dio, ci dicono le parole di Santa Caterina, ha sempre provveduto e sempre provvederà alla necessità e alla salute dell’uomo in molti e diversi modi. E la Provvidenza non verrà mai meno a chi la vorrà ricevere; coloro i quali sperano PERFETTAMENTE in Dio – e non chi spera solo con la parola ma con l’affetto, l’amore, e con la luce della fede – gusteranno Dio nella Sua Provvidenza.

Che parole meravigliose. La dolcezza del Padre si fa sentire in tutta la sua bellezza.

Ma che cos’è questa Provvidenza? Il dizionario Treccani ci dice «L’essere provvidente, il saper prevedere e provvedere, con saggezza e avvedutezza, alle proprie e alle altrui necessità». PREVEDERE E PROVVEDERE. È interessante che, in entrambe le parole, ci sia la desinenza «VEDERE». Dio vede. Dio ha a che vedere con te. A Dio importa la tua vita, ti conosce, ti scruta. Dio non ti abbandona perché conosce le tue difficoltà. Le prevede e provvede ad esse.
Provvede alla tua malattia, alla difficoltà di arrivare a fine mese. Ai tuoi desideri, che battono forti nel cuore, ma che non si riescono a realizzare per motivazioni esterne. Dio provvede al tuo desiderio di amare ed essere amato. Dio provvede a quando ti senti stremato, senza forze e vorresti solo buttarti giù. Dio provvede a te, come un padre che si prende cura dei suoi figli.

«Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?  Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.  Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena». (Lc 12, 31-34)

Questo passo del Vangelo di Luca ci permette di focalizzare lo sguardo. Ricordati di pesare le cose importanti. Ricordati di cercare il regno di Dio, la giustizia di Dio, e Dio si prenderà cura di te. La Sua Provvidenza ti darà tutto in aggiunta. Vivi oggi, e sii grato per quello che hai.

L’affannarsi, il preoccuparsi, le domande umane – legittime ma inutili – non ci portano a Dio. Cosa dirà la gente se agirò in questo modo? Come farò ad uscire di casa sapendo che posso contrarre il Covid? Come farò a mettere su famiglia con il mio umile stipendio? Come farò ad aiutare le persone che arriveranno dalla guerra se ho già tantissimi problemi?

Ebbene, tutte questi dubbi ci rimandano alla dimensione dell’io. Io sono il mio dio. Io da solo devo adempiere alle scadenze, devo risolvere i problemi, miei e degli altri; devo riuscire a fare tutto nel minor tempo possibile; devo correre di qua e di là perché l’altro ha bisogno di me.

Dio, nel Vangelo e attraverso Santa Caterina, ti dice: rilassati. Gli inglesi direbbero «take it easy» (letteralmente, prendila alla leggera, con calma). Non sei Dio. Non sei tu la Provvidenza di te stesso. Non sei il tuo creatore. Il Vangelo secondo me non esiste.

Cos’è che esiste allora? Cos’è che ci rimane? La speranza. La fede. Quando tutto si fa buio, va nel silenzio della tua stanza, e prega. Ricordati che hai un Signore potente. Affidati. Quando hai paura, respira, e invoca lo Spirito Santo. Bussa alla porta di Dio, chiamaLo, invocaLo. Con la tua fede, muoverai le montagne. Con la tua fede, susciterai la Misericordia di Dio e Lui si prenderà cura di te.

1 Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
«Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
2 Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
3 poiché io sono il Signore tuo Dio,
il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l’Etiopia e Seba al tuo posto.
4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.
5 Non temere, perché io sono con te. (Is 43)

Uno dei passi più belli della Scrittura. Che commozione sapere di avere un Dio che rimane con noi nelle avversità. Che bellezza sapere di un Dio che non fallisce, non delude, non sbaglia un colpo.
Un Dio per il quale ognuno di noi è prezioso, tanto da morire sulla croce per te, per me. Un Dio che ci chiama per nome. Un Dio che ci ama e che, come scrive Caterina, provvederà fino all’ultimo ai tuoi bisogni. Caterina ci è riuscita. È riuscita a rinnegare se stessa, le sue paure, i suoi dubbi. Qualsiasi altra persona aveva paura delle malattie, lei no. Lei stava con i malati e non si ammalava. Lei pregava per gli appestati ed essi guarivano. Questa donna medievale, oggi, dopo secoli e secoli, ci dice che la fede non è una cosa vecchia. La fede non è una cosa relegata agli anziani. Lei che era così giovane, ha saputo donare la sua vita per amore e il Signore l’ha ricompensata. Oggi è santa, perché si è fidata completamente di Dio e ha voluto essere le Sue mani e il Suo cuore su questa terra.

Non ha abbandonato chi avesse più bisogno di lei, ma come Cristo – suo sposo – si è fatta povera con i poveri, malata con i malati, sofferente con i sofferenti. In lei, la carne del Cristo profuma di vita. Attraverso il suo corpo, Cristo adombra questa terra che, ancora oggi, dopo anni, soffre per le malattie, soprattutto per quelle incurabili; e ora soffre anche per questa guerra.

Signore, lascia ancora che Caterina possa pregare per tutti noi. Ascolta la Sua preghiera, sempre attuale e sempre fatta con l’amore più puro, riflesso del tuo.