Rendimi la gioia della tua salvezza. TEMPO DI PASQUA 2022
I Lettura Os.6,1-6
«Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra».
VANGELO Lc.18,9-14
Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Tra le tante espressioni della preghiera: lode, richiesta di perdono, adorazione….non c’è quella di giudicare davanti a Dio le altre persone, o pensare male degli altri mentre preghiamo, significa che non stiamo pregando.
Pregare significa incontrare Dio con tutto noi stessi, tacere per ascoltarlo, riconoscerci bisognosi di Lui, quindi è necessaria tanta attenzione e concentrazione, non si può pensare ad altro o ad altri, soprattutto per fare confronti, e via dicendo. Oltre alle normali distrazioni, che appartengono a tutte le persone, e quindi richiede un continuo esercizio di attenzione, c’è in noi la tentazione di porci davanti al Signore come persone “perbene”, il nostro egoismo prende la sua parte anche in questi momenti di relazione con Dio: se li assecondiamo…roviniamo tutto, Dio non sa cosa fare con noi “già perfetti”. Chiediamoci di che natura è la nostra preghiera, qual è il motivo per cui ci mettiamo davanti a Dio.