L’io si risveglia nell’impegno per il Bene comune
Una introduzione all’Enciclica Fratelli tutti, di Papa Fracnesco
L’Enciclica “Fratelli tutti”, pubblicata il 4 Ottobre 2020, in occasione della visita del Papa al santuario di Assisi, affronta un tema molto caro al Papa: gli ideali della fratellanza e dell’amicizia sociale in tutte le sfaccettature della società moderna.
Il Santo Padre invita credenti e non credenti ad aprire il cuore e la mente, sprona a sognare un’umanità unita, dove ciascuno con la ricchezza della propria fede e delle proprie convinzioni riconosce che si è tutti fratelli. Il Papa propone una riflessione sul mondo del lavoro, ed afferma senza mezzi termini che spesso, è proprio nel mondo del lavoro che la dignità umana e il rispetto dei diritti universali dell’uomo, vengono calpestati da modelli economici fondati esclusivamente sul profitto. Papa Francesco, con coraggio, punta il dito contro le visioni individualiste ed egoiste alimentate dal mercato e della finanza, contrapponendo quello spirito di fraternità universale che dovrà rappresentare la stella polare delle nuove organizzazioni mondiali.
Nella nostra società c’è in gioco veramente il concetto di “bene comune”; non tarda il Papa a richiamare le capacità imprenditoriali dei singoli e a metterli in comune, favorendo la nascita e lo sviluppo di attività miranti a produrre ricchezza e benessere per tutti. Il Papa ritiene che l’essere imprenditore è dono di Dio, e come tutti i doni, anche questo deve orientarsi al progresso delle persone e al superamento di ogni tipo di povertà. Non dimentica di affermare come in ogni ambito della nostra esistenza, anche nel lavoro, vi è bisogno di un’unità di intenti che miri ad unire e non a dividere. Quest’unità potrà essere raggiunta soltanto se, alla base dell’azione quotidiana, vi saranno quei valori spirituali e quel senso di responsabilità, che nei paesi sviluppati, sembrerebbero essersi deteriorati e dimenticati. Una comunità di spirito, retta dall’amore universale verso Dio e il prossimo.
Degno di nota è il ruolo attribuito alla proprietà privata e la funzione sociale che essa deve ricoprire all’interno della società. Per il Santo Padre, lo sviluppo e il beneficio di questo diritto, essendo subordinato al principio di destinazione universale dei beni, non può rappresentare un mero soddisfacimento del singolo; ma i frutti e i vantaggi che da essa deriveranno, dovranno essere migliorativi per la vita di tutti.
E’ il numero 22 dell’Enciclica che desideriamo porre in evidenza, perché è possibile ritenerlo non solo come un utile promemoria per le nostre riflessioni ma come la fucina di incontri, approfondimenti, maturazioni di idee destinate magari a divenire fucina per percorsi nuovi ed inediti, utili allo sviluppo del vero “bene comune”: “Molte volte si constata che, di fatto, i diritti umani non sono uguali per tutti. Il rispetto di tali diritti «è condizione preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune». Ma «osservando con attenzione le nostre società contemporanee, si riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza. Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati». Che cosa dice questo riguardo all’uguaglianza di diritti fondata sulla medesima dignità umana?”