La tua Parola mi fa vivere. TEMPO per ANNUM
I Lettura Gb.38,1.12-21
Giobbe prese a dire al Signore: «Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò, due volte ho parlato, ma non continuerò».
Vangelo Lc.10,13-16
Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Il Vangelo riporta questa “lamentazione” di Gesù sulle tre città, Corazin, Betsaida e Cafarnao, in cui Gesù ha operato tanti miracoli ed annunciato in tanti modi il Regno di Dio; non è tanto una minaccia o una condanna quanto il dolore di Dio per il male dell’uomo, dell’incapacità a convertirsi. Giobbe dentro la sofferenzae l’ascolto, il dialogo con Dio, ammette: “Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere?” Il fine della parola di Dio è quello di indicare all’uomo la strada della conversione, che non è facile, ma con la grazia di Dio “tutto è possibile”. La responsabilità più grande dell’uomo è rifiutare la salvezza offerta da Dio: il peccato contro lo Spirito Santo che non può essere perdonato. La luce che indica la strada è la Parola di Dio che va ascoltata, capita, conosciuta ed attualizzata: “Ignorare la S. Scrittura è ignorare Cristo” (S. Girolamo)