La tua Parola mi fa vivere. TEMPO per ANNUM
I Lettura Fil.2,1-4
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena
la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri
superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Vangelo Lc.14,12-14
Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla
risurrezione dei giusti».
Il rapporto di dare/avere dettato dalla convenienza, dall’amicizia, dall’amore entra nell’ambito delle relazioni umane. Quello che ci indica Gesù nel Vangelo è formarsi la convinzione che siamo tutti figli dello stesso Padre, quindi tutti fratelli, non di sangue, ma di immagine divina, che abbiamo quindi tutti lo stesso destino, il ritorno al Padre. Nella vita terrena non tutti abbiamo le stesse opportunità di benessere, per tante ragioni…qui scatta la necessità di non dimenticare coloro che ci sono più lontani per distanza
o condizione sociale (senza tetto, immigrati, isolati, ecc.). Tutti loro, tesi verso di noi, rappresentano l’immagine e la condizione di Cristo. È attraverso il nostro atteggiamento nei loro confronti che saremo giudicati nella “risurrezione dei giusti”. Ed anche qui, in quest’ultima prospettiva, risiede la gratuità. Ricordiamo la parabola del povero Lazzaro e del Ricco epulone.