La tua Parola mi fa vivere. TEMPO per ANNUM
I Lettura Is. 29,17-24
Così dice il Signore Dio: «Certo, ancora un po’ e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla.
Vangelo Mt 9,27-31
Mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Il brano del vangelo di oggi ci pone di fronte ad un episodio, la guarigione di due ciechi, che va al di là del fatto in sé; è una lezione messianica: a) i ciechi era una delle categorie più povere, più emarginate, più disagiate di quel tempo, erano ritenuti inoltre peccatori, puniti da Dio; b) gridano un titolo specifico “Figlio di Davide”, riconoscono in Gesù il Messia e colui che può liberarli dalla cecità; c) il loro è un grido semplice ed umile “abbi pietà di noi” senza alcuna pretesa; d) sono guariti per la loro fede. C’è quindi una relazione importante per essere guariti e salvati: a) riconoscere la propria cecità, l’incapacità a vedere la strada della vita e della verità, ricordiamo cosa disse Gesù al termine della guarigione del cieco nato? “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane”;b) avere fede, fiducia in Gesù Cristo, unico Salvatore che viene incontro a noi (Natale); c) che siamo umili.