Cristo, nostra vita, nostra speranza è risorto. Tempo di Pasqua

18 Aprile 2023 Off Di Don Savino D'Amelio

I Lettura At.4,32-37
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto
e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levìta originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.

Vangelo Gv.3,7-15
Gesù disse a Nicodèmo: “Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Gli replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete
la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

L’uomo che è rinato, veramente, alla vita della Grazia, alla vita in Cristo , che si lascia plasmare dallo Spirito, è una persona libera, non nel senso che può fare quello che vuole, ma che sente di appartenere al cielo, che pensa solo il bene, desidera solo il bene, abbraccia l’universo, come il vento. Un esempio di questa libertà e di questa vita nuova in Cristo è esplicitata nella prima comunità cristiana: “coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”. La più grande ricchezza è la libertà, (scusate se aggiunngo: VERA!); S. Francesco d’Assisi quando ha raggiunto la massima gioia, la massima libertà, non quando si è spogliato dei vestiti davanti a suo padre e al Vescovo ed ha indossato un saio, ma quando ha condiviso
la sofferenza di Cristo nella sua carne, si è liberato interamente di sé per essere interamente di Cristo (la cecità, le stigmate…) ed ha espresso in queste condizioni la sua gioia interiore nel “Cantico della Creature”.