Cristo, nostra vita, nostra speranza è risorto. Tempo di Pasqua
I Lettura At.13,13-25
Paolo e i suoi compagni proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».Dalla discendenza di David, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».
Vangelo Gv13,16-20
Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
“Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”. Cosa dobbiamo sapere e fissare con convinzione profonda? Che “un servo non è più grande del suo padrone”; non è facile né convincersene né metterlo sempre in pratica; Gesù ha compiuto il gesto della lavanda dei piedi: è il segno di una pratica che deve guidare la mentalità dei Discepoli e di qualunque battezzato: l’amore illimitato fino alla morte è la cifra richiesta al credente. Questo non può accadere se non c’è l’umiltà: ognuno deve saper riconoscere il proprio ruolo, il proprio posto; bisogna continuamente far ripetizione della lezione di “abbassamento”, che è contraria alla nostra inclinazione naturale che è quella di far emergere il nostro io, le nostre presunzioni, la nostra vanità…