Conservo nel cuore le tue parole mostrami il tuo volere. Tempo Ordinario.
I Lettura Dt.14,1-12 piedi.
In quei giorni, Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, la terra di Èfraim e di
Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. Il Signore gli disse: «Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: “Io la darò alla tua discendenza”. Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!». Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nella terra di Moab, di fronte a Bet-Peor. Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba.
Vangelo Mt.18,15-20
Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Nel brano evangelico di oggi, che parla del rapporto tra fratelli, colpisce il fatto che la parola “fratello” sia preceduta dall’aggettivo possessivo “tuo”; questo mette in risalto l’appartenenza vicendevole: siamo tutti appartenenti alla stessa famiglia e il comandamento dell’amore non si ferma ad un genericismo; dico ancora di più, perché ne sono fortemente convinto, che la correzione vicendevole è tra gli atti più elevati ed anche più difficili del comandamento dell’amore. Non è facile cogliere un difetto di una persona o un errore, una colpa e saperglieli far notare o tentare di correggerli; ci vuole tanta delicatezza, tanta capacità di amare, sapendo che la reazione non sarà facilmente positiva, perché a nessuno piace essere rimproverato o ammonito o contradetto. Gesù ci ricorda che il perdono è il cuore della relazione tra fratelli, non è facile ma neanche impossibile, perché “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Saper perdonare o correggere un fratello è questione di maturità umana e spirituale…ed anche di questo sono pienamente convinto.