Conservo nel cuore le tue parole mostrami il tuo volere. Tempo Ordinario.
I Lettura 1Ts. 1.1-5.8-10
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
Vangelo Mt.23,13-22
Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi
giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Il Vangelo di oggi forse ci sorprende un po’ con questa serie di “guai” che Gesù rivolge a scribi e farisei, ma sappiamo bene che, essendo la Parola di Dio viva è rivolta oggi a ciascuno di noi e alle nostre comunità: non sono minacce ma avvertimenti; l’ipocrisia religiosa, che è all’opposto di una buona relazione con Dio, è molto diffusa anche oggi, difficile a volte a individuarla perché si camuffa con belle maniere, intenzioni buone, buoni fini ma nasconde interessi personali, economici o di potere. La vita di fede è basata sulla relazione sincera con Dio, sull’adorazione, sulla contemplazione e sull’amore che è comprensione dell’altro, del prossimo, per promuovere il suo bene, quindi basato sul sacrificio di tempo, di energie fisiche e psichiche, di pazienza e non sul giudizio o nel renderlo a noi soggetto, plagiandolo; molte volte commiseriamo l’altro “poveretto…” non per aiutarlo, ma per precipitarlo ancora di più. Riflettiamo un pochino almeno interrogandoci se la nostra vita la viviamo nella sincerità
o l’ipocrisia fa parte del nostro costume