Conservo nel cuore le tue parole mostrami il tuo volere. Tempo Ordinario.
I Lettura Esd.9,5-9
Io, Esdra, all’offerta della sera mi alzai dal mio stato di prostrazione e, con il vestito e il mantello laceri, caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e dissi: «Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo. Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli, e per le nostre colpe noi, i nostri re, i nostri sacerdoti siamo stati messi in potere di re stranieri, in preda alla spada, alla prigionia, alla rapina, al disonore, come avviene oggi. Ma ora, per un po’ di tempo, il Signore, nostro Dio, ci ha fatto una grazia: di lasciarci un resto e darci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù.
Vangelo Lc. 9,1-6
Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Il brano del Vangelo ci presenta il mandato missionario da parte di Gesù Maestro ai Dodici che immediatamente ricevono da Lui, oltre al potere di necessario per portarlo avanti, anche la finalità, i mezzi e lo stile dell’annuncio. Se il Signore ci chiama e ci affida qualsiasi incarico, relativamente alla propria vocazione, ci dà tutto il necessario, la cosiddetta “grazia di stato” per portarlo avanti con frutto. C’è uno stile che il missionario deve incarnare, come fosse un abito ed è quello della semplicità, della povertà, della fiducia e di saper accogliere adesioni e sconfitte nel corso del ministero, ma tutte devono concorrere al bene e all’evangelizzazione